Tre ottime ragioni per fare newsletter oggi

Quando studiamo progetti di marketing per i nostri clienti, a seconda del settore, del target, della concorrenza spesso riteniamo opportuno proporre l’utilizzo della newsletter. E qui si incontrano due diversi opinioni: quella di chi continua a credere nelle newsletter e quella di chi invece le considera uno strumento ormai superato.

I nostri clienti ricevono già decine di newsletter ogni settimana… se ci inseriamo anche noi rischiamo di allontanarli!” è una delle obiezioni più frequenti.

Ma è ancora attuale questa considerazione?

Le newsletter oggi tra privacy, unsubscribe e social media

Dal nostro punto di vista sono molti i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nelle nostre caselle di posta elettronica.

Innanzitutto con l’irrigidimento delle privacy policy oggi è raro essere inseriti in database indesiderati con conseguente incremento vertiginoso delle newsletter ed email spam in arrivo. Succede, certo, ma molto meno di una volta.

Secondariamente, la persona infastidita dalle troppe newsletter sa bene come disiscriversi: è sufficiente cliccare sull’apposito link in calce alla mail, obbligatorio per legge e già predisposto in qualsiasi piattaforma di e-mail marketing.

Terzo cambiamento è il minor numero di newsletter e DEM inviate dalle aziende, molte delle quali scottate da precedenti esperienze di insuccesso preferiscono ora affidare il proprio messaggio ad annunci sponsorizzati su Facebook e Instagram, campagne Google Ads, SMS, Whatsapp. Una nuova tendenza che ha indubbiamente portato a un calo fisiologico delle newsletter in arrivo nelle nostre caselle di posta elettronica.

Newsletter: la carta vincente del biennio 2022 – 2023?

Ecco allora che minor affollamento si traduce da parte di ciascuno di noi in una maggiore attenzione per le comunicazioni in ricezione, spesso ultime sopravvissute a un accurato processo di selezione.

Sfruttando questa ondata di “affinamento”, perché un’azienda dovrebbe fare newsletter oggi? Quali specifiche funzioni questo strumento è ancora oggi in grado di assolvere brillantemente, con molte più probabilità di successo rispetto ad altre alternative?

Newsletter, efficace strumento per fidelizzare

La newsletter è da sempre un ottimo mezzo per fidelizzare il cliente. Lo è sia nel post vendita – per restare in contatto una volta terminato il processo di acquisto e far sapere che per lui ci siamo sempre – sia nel caso di clienti restii a comprare e bisognosi di ancora un po’ di tempo.

Ecco la sfida per l’azienda: sapersi porre in modo delicato senza mai forzare le relazioni, con l’obiettivo di accendere nel cliente il desiderio di entrare in contatto e preferirla rispetto ai competitor.

Dare risalto a novità e lanciare sconti

Un database proprietario composto da indirizzi mail di persone autentiche fa invidia a molti. Se la tua impresa vanta un patrimonio di contatti costruito negli anni, la miglior cosa è sfruttarlo, ma sempre in modo intelligente e coscienzioso. Ad esempio potresti aprire un blog istituzionale dove pubblicare le novità dell’azienda (lancio di nuovi prodotti, partecipazione a fiere, inaugurazione di una nuova sede etc), da trasmettere al tuo pubblico tramite una newsletter mensile.

Nel caso di aziende B2C la newsletter è molto utile per l’invio di codici sconto da utilizzare nel sito e-commerce.

Risvegliare clienti dormienti

La newsletter è una scelta efficace non solo per tenere viva l’attenzione di chi già ci segue, ma anche per stimolare le persone “dormienti” a riavvicinarsi a noi. Molte aziende monitorano costantemente gli ultimi contatti avuti con i clienti, e passato un certo periodo di tempo decidono di inviare una newsletter mirata con un messaggio sullo stile di “Ehi, è da un po’ che non ti sentiamo!” e un codice sconto personalizzato.

A noi personalmente è accaduto più volte: l’azienda è stata talmente brava a riconquistarci… che non l’abbiamo più lasciata!

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Come vendere con profitto su Amazon (e i miti da sfatare)

Dopo aver visto i consigli per  muovere i primi passi su Amazon e arrivare in poco tempo a incrementare il fatturato, oggi Giuseppe Maremonti illustra nel dettaglio i servizi offerti dalla sua agenzia di web marketing per ottenere il massimo dalla nota piattaforma e-commerce.

1)  Quali sono le richieste più frequenti legate al mondo Amazon che ricevete dalle aziende, e come cercate di soddisfarle?

La richiesta più frequente è quella di vendere di più. Molte aziende desiderano inoltre conoscere i volumi di vendita su specifici prodotti prima ancora di produrli o acquistarli; nessuno ha la sfera magica, ma con attente analisi preliminari si possono ottenere stime molto realistiche.

2)  Secondo la vostra esperienza quali sono le tempistiche perché un’azienda inizi a incrementare il proprio fatturato grazie ad Amazon?

I tempi sono molto legati alla situazione di partenza dell’impresa. Se ha già un sito web e schede prodotto pronte e confezionate adatte all’e-commerce, partire con Amazon richiede giusto i tempi tecnici di apertura di un account che vanno dai 7 ai 15 giorni in base ai momenti di traffico. Una volta caricati i prodotti, se questi hanno mercato nel giro di 15 giorni si iniziano a vedere le prime vendite e dopo 6 mesi si può avere un buon incremento del fatturato.

3)  Un e-commerce di proprietà esclude Amazon, o i due sistemi possono tranquillamente coesistere?

La migliore strategia è lavorare al meglio su entrambi i sistemi.

Sono sempre più gli utenti che dopo aver acquistato su Amazon vanno a cercare il sito web del produttore o del negozio per conoscere ulteriori dettagli e scoprire altri prodotti. Su Amazon c’è infatti molta dispersione, e spesso la persona cerca un riferimento più ordinato. La seconda ragione per lavorare bene sul sito e-commerce è che Amazon ha i suoi costi, ed è un peccato non sfruttare la scia di notorietà che genera.

Ma come si controllano contemporaneamente il sito e i vari marketplace senza incappare in errori? La carta vincente a lungo termine è creare una struttura ben organizzata, il più automatica possibile. Dal punto di vista organizzativo un aspetto che ci contraddistingue è l’uso di plugin e software per gestire in automatico le schede prodotto su tutte le piattaforme, sincronizzando prezzi e disponibilità a magazzino. Strumenti essenziali per tenere allineate le schede dei diversi marketplace con gli stessi dati, le stesse foto e le medesime caratteristiche senza dover intervenire a mano a ogni modifica.

4)  Quali servizi offre Publidesign alle imprese che vogliono vendere su Amazon?

I servizi che offriamo per la gestione di Amazon e di altri marketplace coprono l’intero processo, dal set up dell’account fino all’analisi post vendita.

Dal punto di vista operativo di occupiamo di aprire e impostare correttamente l’account e caricare i prodotti comprensivi di immagini, titoli e testi ottimizzati. Per quanto riguarda l’aspetto strategico studiamo le migliori azioni da intraprendere nel mercato di riferimento, analizziamo la competitività dei settori, posizioniamo i prodotti e il negozio.

Seguiamo poi tutta la parte di promozione del brand: registriamo il marchio, anche su Amazon, due cose distinte perché Amazon ha tutto un suo meccanismo di tutela che dà anche enormi poteri aggiuntivi, tra cui la possibilità di arricchire le schede prodotto. Senza dimenticare che spesso è il brand che pilota i contenuti dei propri prodotti, anche in caso vengano venduti da altri venditori.

E ancora implementiamo campagne di marketing, simili a quelle di Google, e seguiamo la creazione delle offerte lampo – come quelle per il Black Friday e Cyber Monday – e tutta la strategia esterna di influence marketing per aiutare i prodotti a salire di classifica. Questo è un lavoro che richiede tempo e attenzione, poiché per non essere oscurati dai competitor bisogna sempre essere aggiornati sui prezzi e sulle promozioni. C’è da dire che le promozioni hanno dei costi notevoli perché bisogna proporre sconti importanti e ci saranno commissioni molto alte da dare ad Amazon, ma sicuramente il brand ne guadagna in visibilità. Dunque anziché investire soldi in altri annunci sponsorizzati a costo per click, su Amazon pago per avere vendite aggiuntive ed essere inserito nelle aree molto famose dedicate alle offerte (vedasi la sezione riservata al Black Friday) e su cui Amazon stesso spinge particolarmente.

Infine abbiamo una gestione proattiva delle recensioni, con una strategia di acquisizione nel rispetto della policy di Amazon: qualcuno per le recensioni si affida a parenti o amici, ma Amazon ha algoritmi molto complessi e riesce a smascherare queste tecniche arrivando talvolta a bloccare l’account.

La stessa gestione proattiva riguarda i resi, le cui statistiche sono molto utili per migliorare il posizionamento e affinare i servizi e la proposta dell’azienda. Per tutto ciò utilizziamo specifici software di automazioni.

5)  Quali sono i tre miti da sfatare di Amazon?

Uno dei miti che sentiamo più spesso è che per vendere su Amazon bisogna giocare al ribasso. Questo non è assolutamente vero, anzi molti prodotti sono venduti a prezzo più alto su Amazon, poiché i venditori nei marketplace fanno leva sulla comodità per l’utente Amazon di non dover aprire un altro account e di non essere obbligato a recarsi in un negozio fisico.

Il secondo mito da sfatare è pensare che le commissioni e i costi di Amazon siano più alti rispetto agli oneri derivanti dalla gestione di un proprio sito. Oltre a dover affrontare una spesa iniziale assai più alta, per posizionare il proprio sito e-commerce e ricevere i primi acquisti bisogna fare tanto advertising online, e se non si è rodati si finisce con lo spendere molto di più rispetto a quanto avviene su Amazon.

Il terzo mito ricorrente è quello che su Amazon basti aprire un account, caricare i prodotti e aspettare i risultati. Non è così: bisogna lavorare molto sull’analisi del mercato, sul posizionamento, sul miglioramento delle schede, scattare buoni immagini, creare un brand, seguire le recensioni, adattarsi al mercato, adattare i prezzi. Un grande e costante impegno, come per un negozio reale.


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