#Hashtag invasion! Cosa cambia nella comunicazione sul Web.

Ormai li vediamo dappertutto e molti non ci fanno caso. Gli Hashtags, quelle “paroline” o “frasette” che troviamo precedute dal simbolo # sul web ed in particolare su Twitter, stanno cambiando il modo di comunicare e cercare contenuti su internet. 

Persino in televisione sono nate alcune trasmissioni il cui focus è commentare i #Tweet di personaggi famosi e i loro hashtags (questo a dimostrare come il web dia da mangiare ai fratellini meno in forze come la televisione e la stampa).

Qual’è la loro principale funzione? Si possono fondamentalmente equiparare alla sottolineatura di una parola o frase chiave all’interno di un testo che riassumono in breve il testo stesso. Se un contenuto web riguarda una ricetta vegana allora vi potremo ritrovare hashtags come #ricettavegana o #cucinavegana.

Queste sottolineature permettono di collegare specificatamente il testo ad un argomento facilitando tutti gli utenti che cercano contenuti ad esso relativi; diversi contenuti (Facebook, Instagram, Twitter, website, youtube, ecc…) vengono taggati da questi hashtag e raccolti in un unico contenitore virtuale che si crea quando viene cercato questo specifico argomento. 

Se voglio visualizzare i post Facebook inerenti la cucina vegana, scrivendo #cucinavegana vedrò quelli che sono stati indicizzati con tale hashtag; se lo scrivo su Google avrò tutti i contenuti che si sono posizionati per questo argomento e in più anche quelli che normalmente non troverei ma sono stati collegati a quelle specifiche parole chiave.

Per chi si occupa di branding è una risorsa efficace per aumentare la visibilità; interessante il caso di #dilloinitaliano menzionato in un articolo di La Stampa che grazie a questo hashtag ha raccolto in  pochi giorni oltre 70.000 firme.

Per l’utente normale è uno strumento in più per facilitare la ricerca sul web degli argomenti di proprio interesse. Il pericolo è, come accade a volte, che le persone riempiano i propri testi di hashtag troppo generici o addirittura per nulla attinenti.

L’abuso infatti risulterà deleterio per la diffusione dei contenuti; Statista.com riassume in una infografica come all’aumentare degli hashtags in un post Facebook diminuisca la sua condivisione sul social.

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Quindi si agli Hashtag, pochi ma buoni. Lo stesso Facebook ne consiglia l’uso all’interno dei post (anche se non garantisce che funzionino su tutte le piattaforme).

A presto.
                    

Avete un sito web? Attenzione! Entro il 2 giugno 2015 dovete adeguarvi con la normativa sui Cookies.

Dal 2 giugno 2015  diventeranno obbligatori i nuovi adempimenti richiesti dalla normativa europea in materia di privacy sul web in particolare: l’informativa obbligatoria per i siti web che utilizzano cookies.

Apparentemente semplice nei punti richiesti, potrebbe non esserlo altrettanto nella realizzazione:

– all’ingresso nel sito l’informativa deve essere data in bell’evidenza tramite un banner o finestra pop-up (la normativa parla solo di banner ma nell’esempio grafico è un pop-up), prima che il consenso venga fornito nessun cookie, ad eccezione di alcuni specifici, può essere installato

– dare la possibilità all’utente di visionare la cookies policy completa (che tipo di dati vengono raccolti, per che finalità, chi li gestisce e dove)

richiedere il consenso all’utente per l’utilizzo di questi cookies

Il primo punto è probabilmente il più semplice da realizzare; se gestite direttamente voi il sito e non siete particolarmente avvezzi allo sviluppo potete utilizzare un’applicazione online gratuita come ad esempio Iubenda. In caso non abbiate possibilità di farlo dovrete rivolgervi alla webagency che vi ha sviluppato il sito oppure ad un’altra perchè ve lo sistemi (cosa sicuramente più costosa che rivolgersi allo sviluppatore originale)

Tra i cookie utilizzabili senza informativa o consenso, che possono essere di conseguenza caricati immediatamente all’accesso nel sito:

– quelli tecnici strettamente necessari all’erogazione del servizio

– quelli di statistica gestiti direttamente dal titolare del trattamento

– i cookies di terze parti quando i dati immagazzinati vengano resi anonimi (questi sono ancora in discussione)

Per quanto riguarda i cookies tecnici e quelli di profilazione anonima, il Garante della Privacy, in un provvedimento del 8 maggio 2014, li indica come quelli installati per  “effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica, o nella misura strettamente necessaria al fornitore di un servizio della società dell’informazione esplicitamente richiesto dall’abbonato o dall’utente a erogare tale servizio” (cfr. art. 122, comma 1, del Codice); trattasi di cookies rivolti a facilitare la navigazione all’interno del sito e che permettono di compiere le funzionalità per cui l’utente ha effettuato l’accesso allo stesso (autenticazione area riservata, profilazione per effettuare acquisti, quelli analitici per la raccolta in forma aggregata ed anonima di dati se utilizzati direttamente dal Gestore del sito a fini statistici e previsionali, quelli funzionali alla navigazione come lingua, categorie d’interesse, prodotti ecc.)

Ad una prima analisi della normativa sembra evidenziato che, se i dati raccolti dai cookies non vengono memorizzati per fini commerciali (finalizzati a “definire il profilo o la personalità dell’interessato, o ad analizzare abitudini o scelte di consumo, ovvero a  monitorare l’utilizzo di servizi di comunicazione elettronica con esclusione dei trattamenti tecnicamente indispensabili per fornire i servizi medesimi agli utenti”) o non si accede a dati memorizzati all’interno della macchina che l’utente utilizza per la navigazione, problemi non ce ne siano.

Per i cookies gestiti da “terze parti” con aggregazione dei dati in forma anonima è in corso una discussione se siano assimilabili a quelli utilizzati direttamente dal Gestore del sito; il fatto che i dati siano raccolti in forma aggregata ed anonima per essere utilizzati esclusivamente da chi gestisce il siteweb, li rende equiparabili a quelli per cui non è richiesto il consenso (l’informativa è sempre meglio darla comunque)

Riassumendo brevemente le cose più importanti da fare sono: il banner informativo (è il minimo per non farsi beccare al primo colpo), l’informativa estesa (che vi può redigere il vostro legale o meglio ancora un servizio online come Iubenda), non mettere nessun cookie di profilazione individuale in home page prima che venga data l’informativa in cui si specifica che “ proseguendo la navigazione e/o cliccando sugli oggetti ed immagini del sito si accettano implicitamente evetuali cookies ad essi collegati”.

E il gioco dovrebbe essere fatto.

Sempre di più gli Account Facebook rubati! Come difendersi con le password

Venerdì 8 maggio è apparso un interessante articolo sul sito dell’Eco di Bergamo riguardante l’allarme per i furti sempre più frequenti di account, dovuti spesso alle password troppo “semplici” utilizzate da molti utenti.

Sicuramente i consigli che vengono dati in questo articolo sono interessanti; ma rendere la password più sicura significa anche renderla più difficile da ricordare.

Come poter ovviare al problema senza dimenticarsi le credenziali per accedere ai nostri account?

La soluzione migliore è utilizzare un software che funga da “password bank” e che si ricordi lui, per noi, delle password di tutti (o quasi tutti) i nostri account.

Tra i migliori che abbiamo avuto modo di provare c’è LastPass; semplice e sicuro, basta scaricare il componente aggiuntivo dal sito (download gratuito) e installarlo sui browser di navigazione che utilizziamo abitualmente (Explorer, Firefox, Chrome, ecc).

Con un unica password di accesso, sarà possibile memorizzare tutte le altre semplicemente confermando la loro memorizzazione la prima volta che vengono inserite per entrare nell’account. Inoltre è possibile avere diversi password bank che memorizzino diverse password (è richiesta una mail diversa per ogni utenza).

Così in ufficio potremo accedere a tutti i siti dedicati all’account del lavoro oppure a tutti quelli privati senza doversi ricordare tutte le password o digitarle con il rischio che vengano tracciate.

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Ecco risolto il problema della memorizzazione; per risolvere invece quello della sicurezza, consiglio di scegliere un metodo standard con cui creare password che sia sempre lo stesso ma vi consenta di non avere la stessa parola di sicurezza per tutti gli account.

Ad esempio si può decidere di prendere una parola che ci è di uso comune e storpiarla secondo un senso logico: mia mamma si chiama Lorenza ed è nata il 3 ottobre 1965? La password potrà essere Lòrènz@03101965; oppure con lo stesso procedimento il mio cane si chiama Fido: la password potrebbe essere Fìdò201$. In questo caso decido di cambiare tutte le vocali con vocali accentate o simboli equivalenti (ho messo il $ al posto del 5 per avere un carattere particolare come ho fatto con la @ di Lorenza).

Le cose importanti sono due: scegliete un metodo che vi consenta di avere una lettera maiuscola, dei numeri, un carattere speciale ed usate sempre quello; utilizzate un software di password bank per cui vi dovrete ricordare solo una password.

Per chi volesse leggere l’articolo a cui ci siamo ispirati ecco il link:http://www.ecodibergamo.it/stories/Giochi%20e%20Tecnologie/account-rubati-sul-web-sale-lallertacinque-regole-per-una-password-sicura_1119542_11/

Expo 2015: come seguirlo su web e social

Viaggiando tra le news di Google ho trovato un interessante articolo di Vanityfair relativo all’Expo 2015 e la possibilità di seguirlo on-line (per chi non ha tempo materiale di andarci o 39 euro da spendere per entrare).  Sicuramente il poter farsi un’idea di cosa ci aspetta in questa esposizione, potrebbe essere estremamente utile per decidere se andarci oppure no. L’articolo inizia con questa frase: “

Expo 2015 visto da lontano.

“. Io avrei scritto “Expo 2015 visto da MOLTO lontano!”; infatti i molteplici strumenti messi a disposizione sulla rete, oltre che essere del tutto scompagnati l’uno dall’altro, non sembrano permettere una vera esperienza virtuale dell’evento.

C’è il tour virtualehttp://virtual.expo2015.org/?language=IT :  applicazione interessante ma piuttosto limitata che assomiglia di più ad una guida virtuale ad museo (non è comunque esaustivo come i tour virtuali proposti ad esempio dal museo del Louvre , provatelo ne vale la pena, http://musee.louvre.fr/visite-louvre/index.html?lang=FRA ); dopo una decina di minuti mi sono annoiato perchè la struttura in cui si naviga è chiaramente digitale e non ci sono praticamente foto e video degli stand e degli allestimenti (abbastanza ovvio visto che li hanno finiti qualche ora prima dell’apertura).

Poi c’è l’App ufficiale con la mappa interattiva e calendario eventi: è la classica cartina multimediale, comoda se sei all’Expo, ma che non da alcuna esperienza virtuale dell’evento.

Oppure il canale  Youtube, https://www.youtube.com/user/expomilanotv/videos , dove ci sono parecchi video, ovviamente nessuno dei padiglioni, stand, ecc.

Il Social Media Hub, http://socialmediahub.expo2015.org/ : probabilmente l’unica valida alternativa per fare una sorta di viaggio all’Expo attraverso le esperienze degli altri (lo consiglio).

Ovviamente ci sono tutti i social: Twitter, Facebook, Pinterest e Istagram, che però potete vedere in modo più ordinato sull’Hub.

C’è anche un magazinehttp://magazine.expo2015.org/it , dove  troviamo molto poco sull’esposizione vera e propria (campeggia invece ben evidente il pulsante “Acquista il Biglietto”)

Visto l’evento ed il suo costo spropositato, non si capisce perchè nessuno abbia pensato di organizzare un diario giornaliero di viaggio, un canale youtube della visita e delle esperienze che si possono fare, un canale live tv con inviati, interviste, assaggi, e chi più ne ha più ne metta. 

Da quello che ho potuto vedere sembra che l’unica possibilità sia, anche se non è ancora partita, l’iniziativa di McDonalds in collaborazione con Radio 105 di assumere per 6 mesi dei ragazzi come inviati all’Expo.

E’ comprensibilmente stata dura aprire quest’evento con tutti i problemi che si sono presentati; viene però da pensare che si tenga volutamente un certo livello di ermetismo sulla diffusione di immagini e di esperienze per paura che la gente faccia un “tour virtuale” e non acquisti il biglietto. Probabilmente accadrebbe l’opposto; un esperienza virtuale (tramite i vari canali) esaustiva convincerebbe i dubbiosi invece di scoraggiare quelli già decisi ad andarci.

Forse però è solo una fantasia da “complottista” e si tratta semplicemente di un’altra occasione sprecata tra le tante.

Ecco il link dell’articolo per chi volesse più dettagli: http://www.vanityfair.it/news/italia/15/05/07/expo-2015-milano-seguire-web-social

Nonostante tutto… buon Expo 2015 a tutti! Per chi ci va.

By Stefano Salvoni