Facebook. Mai più messaggi dimenticati

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Dalla California sta per arrivare un’altra novità per il social più popolare del mondo. Fino ad oggi quando un totale estraneo, o “non-amico” come lo chiama Facebook, inviava un messaggio tramite il social questo veniva registrato nella sezione “Altri” dei messaggi e non veniva neppure notificato. Per promuovere la creazione di nuove relazioni a breve le cose cambieranno.

Quando una persona “non-amica”, che non ha amici in comune con te, ti invierà un messaggio, riceverai una notifica  come “Richiesta di messaggio – da qualcuno che potresti conoscere”. Successivamente potrai ignorare o accettare il messaggio e, nel caso, bloccare l’utente per evitare che ne mandi altri. Questa novità aumenterà sicuramente le interazioni tra gli utenti; ci renderà anche più soggetti alla ricezione di spam. Potrebbe nascere una questione sulla privacy legata all’invio dei messaggi per scopi commerciali e non. Attualmente nel nostro paese, e più in generale in Europa, è considerato un reato inviare comunicazioni commerciali alle e-mail personali, anche se aziendali. Si potrebbe configurare lo stesso reato con Facebook? Se io mando un messaggio di natura commerciale ad un utente che non conosco perchè è il responsabile acquisti di un’azienda sto violando la sua privacy? Oppure l’aderire al social costituisce accettazione implicita di tutto quello che ne deriva? Ai posteri l’ardua sentenza.

Glossario rapido:

Notifica: segnalazione di aggiornamento/variazione relativa da un’attività in corso. Solitamente avviene con simboli o numeri messi in evidenza sulla piattaforma che stiamo usando. Ad esempio in Facebook c’è la notifica in rosso che consiste in un numero che appare su determinate icone

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#Hashtag invasion! Cosa cambia nella comunicazione sul Web.

Ormai li vediamo dappertutto e molti non ci fanno caso. Gli Hashtags, quelle “paroline” o “frasette” che troviamo precedute dal simbolo # sul web ed in particolare su Twitter, stanno cambiando il modo di comunicare e cercare contenuti su internet. 

Persino in televisione sono nate alcune trasmissioni il cui focus è commentare i #Tweet di personaggi famosi e i loro hashtags (questo a dimostrare come il web dia da mangiare ai fratellini meno in forze come la televisione e la stampa).

Qual’è la loro principale funzione? Si possono fondamentalmente equiparare alla sottolineatura di una parola o frase chiave all’interno di un testo che riassumono in breve il testo stesso. Se un contenuto web riguarda una ricetta vegana allora vi potremo ritrovare hashtags come #ricettavegana o #cucinavegana.

Queste sottolineature permettono di collegare specificatamente il testo ad un argomento facilitando tutti gli utenti che cercano contenuti ad esso relativi; diversi contenuti (Facebook, Instagram, Twitter, website, youtube, ecc…) vengono taggati da questi hashtag e raccolti in un unico contenitore virtuale che si crea quando viene cercato questo specifico argomento. 

Se voglio visualizzare i post Facebook inerenti la cucina vegana, scrivendo #cucinavegana vedrò quelli che sono stati indicizzati con tale hashtag; se lo scrivo su Google avrò tutti i contenuti che si sono posizionati per questo argomento e in più anche quelli che normalmente non troverei ma sono stati collegati a quelle specifiche parole chiave.

Per chi si occupa di branding è una risorsa efficace per aumentare la visibilità; interessante il caso di #dilloinitaliano menzionato in un articolo di La Stampa che grazie a questo hashtag ha raccolto in  pochi giorni oltre 70.000 firme.

Per l’utente normale è uno strumento in più per facilitare la ricerca sul web degli argomenti di proprio interesse. Il pericolo è, come accade a volte, che le persone riempiano i propri testi di hashtag troppo generici o addirittura per nulla attinenti.

L’abuso infatti risulterà deleterio per la diffusione dei contenuti; Statista.com riassume in una infografica come all’aumentare degli hashtags in un post Facebook diminuisca la sua condivisione sul social.

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Quindi si agli Hashtag, pochi ma buoni. Lo stesso Facebook ne consiglia l’uso all’interno dei post (anche se non garantisce che funzionino su tutte le piattaforme).

A presto.
                    

Sempre di più gli Account Facebook rubati! Come difendersi con le password

Venerdì 8 maggio è apparso un interessante articolo sul sito dell’Eco di Bergamo riguardante l’allarme per i furti sempre più frequenti di account, dovuti spesso alle password troppo “semplici” utilizzate da molti utenti.

Sicuramente i consigli che vengono dati in questo articolo sono interessanti; ma rendere la password più sicura significa anche renderla più difficile da ricordare.

Come poter ovviare al problema senza dimenticarsi le credenziali per accedere ai nostri account?

La soluzione migliore è utilizzare un software che funga da “password bank” e che si ricordi lui, per noi, delle password di tutti (o quasi tutti) i nostri account.

Tra i migliori che abbiamo avuto modo di provare c’è LastPass; semplice e sicuro, basta scaricare il componente aggiuntivo dal sito (download gratuito) e installarlo sui browser di navigazione che utilizziamo abitualmente (Explorer, Firefox, Chrome, ecc).

Con un unica password di accesso, sarà possibile memorizzare tutte le altre semplicemente confermando la loro memorizzazione la prima volta che vengono inserite per entrare nell’account. Inoltre è possibile avere diversi password bank che memorizzino diverse password (è richiesta una mail diversa per ogni utenza).

Così in ufficio potremo accedere a tutti i siti dedicati all’account del lavoro oppure a tutti quelli privati senza doversi ricordare tutte le password o digitarle con il rischio che vengano tracciate.

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Ecco risolto il problema della memorizzazione; per risolvere invece quello della sicurezza, consiglio di scegliere un metodo standard con cui creare password che sia sempre lo stesso ma vi consenta di non avere la stessa parola di sicurezza per tutti gli account.

Ad esempio si può decidere di prendere una parola che ci è di uso comune e storpiarla secondo un senso logico: mia mamma si chiama Lorenza ed è nata il 3 ottobre 1965? La password potrà essere Lòrènz@03101965; oppure con lo stesso procedimento il mio cane si chiama Fido: la password potrebbe essere Fìdò201$. In questo caso decido di cambiare tutte le vocali con vocali accentate o simboli equivalenti (ho messo il $ al posto del 5 per avere un carattere particolare come ho fatto con la @ di Lorenza).

Le cose importanti sono due: scegliete un metodo che vi consenta di avere una lettera maiuscola, dei numeri, un carattere speciale ed usate sempre quello; utilizzate un software di password bank per cui vi dovrete ricordare solo una password.

Per chi volesse leggere l’articolo a cui ci siamo ispirati ecco il link:http://www.ecodibergamo.it/stories/Giochi%20e%20Tecnologie/account-rubati-sul-web-sale-lallertacinque-regole-per-una-password-sicura_1119542_11/