Morto un commercio… se ne fa un altro: l’e-commerce

10 informazioni essenziali che ti permettono di fare commercio elettronico proficuo e regolare.

L’economia è in crisi; la gente esce di meno e spende di meno. Questo è quello che sentiamo dire tutti i giorni. I soldi che girano però non sono diminuiti. Infatti, in Italia, a patire dal 2008 le vendite online sono quadruplicate. Le stime prevedono una costante crescita del fatturato generato da Internet.

Volendo interpretare questo andamento si può desumere, senza pericolo di sbagliare, che il commercio non è poi così in crisi; sono cambiate le tipologie ed abitudini dei consumatori.

Potersi pubblicizzare su internet, vendere i propri prodotti e servizi online tramite e-commerce o market-place, fidelizzare i clienti in pochi minuti, sono ormai una necessità per il 99% delle attività commerciali di qualunque tipo esse siano.

Ecco i 10 punti grazie ai quali potrete portare la vostra attività on-line:

  1. Effettuare le comunicazioni previste per legge. Se avete già un’attività fisica e volete espandere il vostro mercato sul web è sufficiente comunicare alla Cciaa la variazione del codice attività attuale a cui verrà aggiunto quello relativo al commercio via internet (questa operazione la può fare il commercialista scaricando l’apposito modulo); invece aprendo direttamente un’attività di commercio elettronico la cosa si fa più complicata ed onerosa. Praticamente è come aprire un’azienda fisica con tutti i costi annessi. In quest’ultimo caso è meglio preparare o farsi preparare un business plan chiaro con un’analisi di web marketing per capire se conviene aprire o meno (in Italia come sempre c’è da pagare un sacco di gente e fare impresa libera è cosa assai ardua)
  2. Preparare un piano d’azione. Anche se alcuni commercianti ed imprenditori elaborano strategie un po’ caserecce che a volte danno buoni risultati, molti si affidano a dei professionisti perchè creino il loro e-commerce. La prima opzione è discutibile (questione di budget per lo più), ma la seconda è assolutamente sconsigliabile. Prima di ogni cosa: pagare un professionista per un progetto di web marketing personalizzato che evidenzi le potenzialità e le tendenze del mercato, oltre agli investimenti necessari commisurati con le possibilità dell’attività commerciale.
  3. Vendere ok… ma cosa? Qualsiasi cosa voi vogliate vendere non importa, l’importante è che abbiate immagini e soprattutto testo che forniscano ai clienti i dati necessari a decidere. Se avete un articolo in diversi formati meglio una foto fatta da voi dove si capisce il volume del prodotto piuttosto che l’immagine ripetuta fornitavi dal produttore. Se sapete già che la prima cosa che vi chiedono quando vengono nel vostro negozio a comprare  è: “Ma il vostro articolo ce l’ha ABC?”, scrivete già nella scheda del prodotto se ce l’ha oppure no.
  4. Semplicità. Gli utenti amano trovare subito quello che cercano; non complichiamo loro la vita con siti web iperbolici che hanno l’usabilità di una ruota quadrata. Volendo semplificare in categorie quello che le persone cercano sul web, potremmo parlare di prodotti/servizi, informazioni su prodotti/servizi, prodotti/servizi che possano risolvere un loro problema e ovviamente il parere delle altre persone (passa parola digitale). Come metodo di pagamento vi consigliamo assolutamente Paypal perchè è sicuro (per chi vende e chi acquista), costa poco e si attiva in pochi click (basta avere un conto corrente o una carta di credito anche ricaricabile)
  5. Appoggiatevi ad  un market-place. In base al vostro budget potete creare  o meno un vostro e-commerce che gestirete come meglio credete; tenete però presente che tra Amazon, Ebay e altri minori fanno più del 50% delle vendite online. Certo si trattengono una percentuale sulle vendite però in cambio danno il Trust cioè la credibilità ed affidabilità, che potrete avere sul vostro ecommerce solo dopo vari mesi e molto impegno per soddisfare la clientela. Inoltre se non avete soldi per l’ecommerce potete affidarvi al 100% al queste piattaforme. Vendere su Ebay è estremamente semplice; Amazon invece è più rognoso però ha un Trust altissimo.
  6. La coerenza soddisfa i clienti il 90% delle volte. E’ probabilmente il consiglio più importante che possiamo dare: fate quello che promettete. Condizioni delle merci e di vendita, tempistiche di esecuzione/spedizione, politiche di reso e rimborso, vanno rispettate il più possibile e se non ci riuscite, fate i brillanti, regalate qualcosa per scusarvi. Una recensione negativa dovuta ad un vostro errore vi potrebbe far perdere decine di vendite. Ovviamente vanno rispettati tutti i diritti riconosciuti al consumatore che acquista un bene/servizio su internet o sottoscrive un contratto on-line.
  7. L’attenzione al cliente soddisfa il 100% dei clienti. Quando un cliente vi contatta per una qualsiasi necessità (informazioni sul prodotto, lamentele, chiarimenti sulle condizioni di vendita, ecc) rispondetegli nel più breve tempo possibile. Nulla fa arrabbiare una persona come l’essere ignorata. Per guadagnare un po’ di tempo vi consigliamo di creare una auto risponditore che tranquillizzi il cliente dicendogli che la sua richiesta verrà evasa entro breve. Anche la chat on-line è uno strumento utile per fidelizzare la clientela e far aumentare le vendite.
  8. Il vostro punto di forza non è il prezzo ma la qualità? Fatelo sapere! E’ facile vendere quando si ha il prezzo più basso; lo è di meno quando si concorre con chi ha prezzi inferiori ai vostri. In questo caso dovete pubblicizzare le vostre differenze  (comprovate magari dalle recensioni dei clienti). I social come Facebook e la pubblicità a pagamento come AdWords di Google sono ottimi strumenti per farlo.
  9. L’occhio del padrone ingrassa l’e-commerce. Come avete letto sopra per lo stato italiano aprire un e-commerce equivale ad aprire un’attività commerciale; in un certo senso è vero. Se la vostra vetrina è sporca la pulite? Perchè? Perchè una vetrina pulita attrae l’attenzione su quello che c’è al suo interno. Vendere on-line non è solo caricare articoli, impacchettarli e spedirli. Dovete sapere come va il vostro e-commerce in ogni momento, perchè certe cose vanno ed altre no, cosa cerca chi lo visita, cosa porta l’utente a restare e cosa ad andarsene. Questo vi permetterà di trasformare il vostro e-commerce (o scheda prodotto del market-place) in un cecchino: un colpo un centro. Se avete la possibilità economica fatevi seguire da una figura professionale per l’evoluzione del vostro commercio elettronico.
  10. On-line diventa on-site. Prima di spendere soldi per la pubblicità tradizionale tenete presente che oramai il 70% delle persone tra i 18 ed i 50 anni accedono ad internet almeno una volta al giorno e che questi accessi sono per il 65% su dispositivi mobili (smatphone, tablet, ecc.). Strumenti come Google Local e Facebook vi fanno pubblicità in zona meglio del porta a porta. Avete degli articoli in saldo in perchè in esaurimento? Un post facebook e un po’ di Adv local e saranno venduti prima che ve ne accorgiate. Organizzate un evento o un’inaugurazione? Potete raggiungere il 70% degli utenti della vostra zona (altro che volantinaggio).

 

Undicesimo comandamento… non aspettate, mettete la vostra attività online.

Buona avventura.

Go Local… Get Worldwide

Hai idea di quanto internet può essere utile alla tua attività? Sai che puoi essere in tutto il mondo con qualche centinaia di euro? E che farti pubblicità nella tua zona ti costa meno che fare un volantino?

Scriviamo questo articolo prendendo spunto da un’altro letto su Provincia di Biella.it  dove si parla di una start-up biellese che produce indumenti e accessori moda con stoffe di recupero dai campionari.

La testata pubblica dei risultati di tutto rispetto; grazie al web in pochissimi mesi la società ha aumentato il traffico web degli utenti del 10%, i contatti social del 25% e le vendite del 15%.

Evidentemente il prodotto offerto da questa start-up di Biella è particolare ed interessante; ma quanto conta il prodotto rispetto alla diffusione della sua visibilità e all’abilità di pubblicizzarlo?

Come raccontano le storie   sul sito web di Google, Eccellenzeindigitale.it, per qualsiasi attività commerciale, grande, piccola o piccolissima, usare internet è come parlare attraverso un altoparlante:

fai meno fatica perchè non devi gridare, ti sentono molte più persone di quante ti sentirebbero se gridassi e capiscono meglio quello che dici.

Hai un’attività locale come un bar, un ristorante, un salone di parrucchiere, veterinario e via dicendo? Go Local! Con strumenti semplici come Google Maps e Facebook otterrai molti più clienti che con volantini, passaparola o altri sistemi tradizionali.

Sei locale ma potresti vendere dovunque come una boutique, restauratore, mobiliere, artigiano, ferramenta e via dicendo? Go Local and Get Worldwide! Puoi aumentare i tuoi clienti locali e trovare nuovi clienti dovunque tu voglia.

Non è una questione di fortuna e non è detto che chi più spende più guadagna; sicuramente è una questione di numeri, maggiore è il numero di persone che sanno che ci sei e maggiore sarà il numero di quelle che verranno da te, è una questione statistica abbastanza semplice da capire.

Puoi fidelizzare i tuoi clienti con il volantinaggio? O forse chiamandoli al telefono tutti i giorni? Il primo metodo è troppo caro ed impegnativo (ed anti ecologico per il consumo di carta); il secondo lo scarterei per evitare possibili denunce per stalking. Con Internet tutte le tue novità, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto sono condivise con i tuoi clienti (e le possono pure commentare e chiedere info in tempo reale); se non è fidelizzazione questa!

Per chi poi ci vuole credere veramente, consigliamo di pagare per farsi fare un progetto di web marketing annuale.

Il web, costa meno e rende di più. Go Local! Get Worldwide!

A presto.

#Hashtag invasion! Cosa cambia nella comunicazione sul Web.

Ormai li vediamo dappertutto e molti non ci fanno caso. Gli Hashtags, quelle “paroline” o “frasette” che troviamo precedute dal simbolo # sul web ed in particolare su Twitter, stanno cambiando il modo di comunicare e cercare contenuti su internet. 

Persino in televisione sono nate alcune trasmissioni il cui focus è commentare i #Tweet di personaggi famosi e i loro hashtags (questo a dimostrare come il web dia da mangiare ai fratellini meno in forze come la televisione e la stampa).

Qual’è la loro principale funzione? Si possono fondamentalmente equiparare alla sottolineatura di una parola o frase chiave all’interno di un testo che riassumono in breve il testo stesso. Se un contenuto web riguarda una ricetta vegana allora vi potremo ritrovare hashtags come #ricettavegana o #cucinavegana.

Queste sottolineature permettono di collegare specificatamente il testo ad un argomento facilitando tutti gli utenti che cercano contenuti ad esso relativi; diversi contenuti (Facebook, Instagram, Twitter, website, youtube, ecc…) vengono taggati da questi hashtag e raccolti in un unico contenitore virtuale che si crea quando viene cercato questo specifico argomento. 

Se voglio visualizzare i post Facebook inerenti la cucina vegana, scrivendo #cucinavegana vedrò quelli che sono stati indicizzati con tale hashtag; se lo scrivo su Google avrò tutti i contenuti che si sono posizionati per questo argomento e in più anche quelli che normalmente non troverei ma sono stati collegati a quelle specifiche parole chiave.

Per chi si occupa di branding è una risorsa efficace per aumentare la visibilità; interessante il caso di #dilloinitaliano menzionato in un articolo di La Stampa che grazie a questo hashtag ha raccolto in  pochi giorni oltre 70.000 firme.

Per l’utente normale è uno strumento in più per facilitare la ricerca sul web degli argomenti di proprio interesse. Il pericolo è, come accade a volte, che le persone riempiano i propri testi di hashtag troppo generici o addirittura per nulla attinenti.

L’abuso infatti risulterà deleterio per la diffusione dei contenuti; Statista.com riassume in una infografica come all’aumentare degli hashtags in un post Facebook diminuisca la sua condivisione sul social.

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Quindi si agli Hashtag, pochi ma buoni. Lo stesso Facebook ne consiglia l’uso all’interno dei post (anche se non garantisce che funzionino su tutte le piattaforme).

A presto.
                    

Avete un sito web? Attenzione! Entro il 2 giugno 2015 dovete adeguarvi con la normativa sui Cookies.

Dal 2 giugno 2015  diventeranno obbligatori i nuovi adempimenti richiesti dalla normativa europea in materia di privacy sul web in particolare: l’informativa obbligatoria per i siti web che utilizzano cookies.

Apparentemente semplice nei punti richiesti, potrebbe non esserlo altrettanto nella realizzazione:

– all’ingresso nel sito l’informativa deve essere data in bell’evidenza tramite un banner o finestra pop-up (la normativa parla solo di banner ma nell’esempio grafico è un pop-up), prima che il consenso venga fornito nessun cookie, ad eccezione di alcuni specifici, può essere installato

– dare la possibilità all’utente di visionare la cookies policy completa (che tipo di dati vengono raccolti, per che finalità, chi li gestisce e dove)

richiedere il consenso all’utente per l’utilizzo di questi cookies

Il primo punto è probabilmente il più semplice da realizzare; se gestite direttamente voi il sito e non siete particolarmente avvezzi allo sviluppo potete utilizzare un’applicazione online gratuita come ad esempio Iubenda. In caso non abbiate possibilità di farlo dovrete rivolgervi alla webagency che vi ha sviluppato il sito oppure ad un’altra perchè ve lo sistemi (cosa sicuramente più costosa che rivolgersi allo sviluppatore originale)

Tra i cookie utilizzabili senza informativa o consenso, che possono essere di conseguenza caricati immediatamente all’accesso nel sito:

– quelli tecnici strettamente necessari all’erogazione del servizio

– quelli di statistica gestiti direttamente dal titolare del trattamento

– i cookies di terze parti quando i dati immagazzinati vengano resi anonimi (questi sono ancora in discussione)

Per quanto riguarda i cookies tecnici e quelli di profilazione anonima, il Garante della Privacy, in un provvedimento del 8 maggio 2014, li indica come quelli installati per  “effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica, o nella misura strettamente necessaria al fornitore di un servizio della società dell’informazione esplicitamente richiesto dall’abbonato o dall’utente a erogare tale servizio” (cfr. art. 122, comma 1, del Codice); trattasi di cookies rivolti a facilitare la navigazione all’interno del sito e che permettono di compiere le funzionalità per cui l’utente ha effettuato l’accesso allo stesso (autenticazione area riservata, profilazione per effettuare acquisti, quelli analitici per la raccolta in forma aggregata ed anonima di dati se utilizzati direttamente dal Gestore del sito a fini statistici e previsionali, quelli funzionali alla navigazione come lingua, categorie d’interesse, prodotti ecc.)

Ad una prima analisi della normativa sembra evidenziato che, se i dati raccolti dai cookies non vengono memorizzati per fini commerciali (finalizzati a “definire il profilo o la personalità dell’interessato, o ad analizzare abitudini o scelte di consumo, ovvero a  monitorare l’utilizzo di servizi di comunicazione elettronica con esclusione dei trattamenti tecnicamente indispensabili per fornire i servizi medesimi agli utenti”) o non si accede a dati memorizzati all’interno della macchina che l’utente utilizza per la navigazione, problemi non ce ne siano.

Per i cookies gestiti da “terze parti” con aggregazione dei dati in forma anonima è in corso una discussione se siano assimilabili a quelli utilizzati direttamente dal Gestore del sito; il fatto che i dati siano raccolti in forma aggregata ed anonima per essere utilizzati esclusivamente da chi gestisce il siteweb, li rende equiparabili a quelli per cui non è richiesto il consenso (l’informativa è sempre meglio darla comunque)

Riassumendo brevemente le cose più importanti da fare sono: il banner informativo (è il minimo per non farsi beccare al primo colpo), l’informativa estesa (che vi può redigere il vostro legale o meglio ancora un servizio online come Iubenda), non mettere nessun cookie di profilazione individuale in home page prima che venga data l’informativa in cui si specifica che “ proseguendo la navigazione e/o cliccando sugli oggetti ed immagini del sito si accettano implicitamente evetuali cookies ad essi collegati”.

E il gioco dovrebbe essere fatto.

Sempre di più gli Account Facebook rubati! Come difendersi con le password

Venerdì 8 maggio è apparso un interessante articolo sul sito dell’Eco di Bergamo riguardante l’allarme per i furti sempre più frequenti di account, dovuti spesso alle password troppo “semplici” utilizzate da molti utenti.

Sicuramente i consigli che vengono dati in questo articolo sono interessanti; ma rendere la password più sicura significa anche renderla più difficile da ricordare.

Come poter ovviare al problema senza dimenticarsi le credenziali per accedere ai nostri account?

La soluzione migliore è utilizzare un software che funga da “password bank” e che si ricordi lui, per noi, delle password di tutti (o quasi tutti) i nostri account.

Tra i migliori che abbiamo avuto modo di provare c’è LastPass; semplice e sicuro, basta scaricare il componente aggiuntivo dal sito (download gratuito) e installarlo sui browser di navigazione che utilizziamo abitualmente (Explorer, Firefox, Chrome, ecc).

Con un unica password di accesso, sarà possibile memorizzare tutte le altre semplicemente confermando la loro memorizzazione la prima volta che vengono inserite per entrare nell’account. Inoltre è possibile avere diversi password bank che memorizzino diverse password (è richiesta una mail diversa per ogni utenza).

Così in ufficio potremo accedere a tutti i siti dedicati all’account del lavoro oppure a tutti quelli privati senza doversi ricordare tutte le password o digitarle con il rischio che vengano tracciate.

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Ecco risolto il problema della memorizzazione; per risolvere invece quello della sicurezza, consiglio di scegliere un metodo standard con cui creare password che sia sempre lo stesso ma vi consenta di non avere la stessa parola di sicurezza per tutti gli account.

Ad esempio si può decidere di prendere una parola che ci è di uso comune e storpiarla secondo un senso logico: mia mamma si chiama Lorenza ed è nata il 3 ottobre 1965? La password potrà essere Lòrènz@03101965; oppure con lo stesso procedimento il mio cane si chiama Fido: la password potrebbe essere Fìdò201$. In questo caso decido di cambiare tutte le vocali con vocali accentate o simboli equivalenti (ho messo il $ al posto del 5 per avere un carattere particolare come ho fatto con la @ di Lorenza).

Le cose importanti sono due: scegliete un metodo che vi consenta di avere una lettera maiuscola, dei numeri, un carattere speciale ed usate sempre quello; utilizzate un software di password bank per cui vi dovrete ricordare solo una password.

Per chi volesse leggere l’articolo a cui ci siamo ispirati ecco il link:http://www.ecodibergamo.it/stories/Giochi%20e%20Tecnologie/account-rubati-sul-web-sale-lallertacinque-regole-per-una-password-sicura_1119542_11/

Expo 2015: come seguirlo su web e social

Viaggiando tra le news di Google ho trovato un interessante articolo di Vanityfair relativo all’Expo 2015 e la possibilità di seguirlo on-line (per chi non ha tempo materiale di andarci o 39 euro da spendere per entrare).  Sicuramente il poter farsi un’idea di cosa ci aspetta in questa esposizione, potrebbe essere estremamente utile per decidere se andarci oppure no. L’articolo inizia con questa frase: “

Expo 2015 visto da lontano.

“. Io avrei scritto “Expo 2015 visto da MOLTO lontano!”; infatti i molteplici strumenti messi a disposizione sulla rete, oltre che essere del tutto scompagnati l’uno dall’altro, non sembrano permettere una vera esperienza virtuale dell’evento.

C’è il tour virtualehttp://virtual.expo2015.org/?language=IT :  applicazione interessante ma piuttosto limitata che assomiglia di più ad una guida virtuale ad museo (non è comunque esaustivo come i tour virtuali proposti ad esempio dal museo del Louvre , provatelo ne vale la pena, http://musee.louvre.fr/visite-louvre/index.html?lang=FRA ); dopo una decina di minuti mi sono annoiato perchè la struttura in cui si naviga è chiaramente digitale e non ci sono praticamente foto e video degli stand e degli allestimenti (abbastanza ovvio visto che li hanno finiti qualche ora prima dell’apertura).

Poi c’è l’App ufficiale con la mappa interattiva e calendario eventi: è la classica cartina multimediale, comoda se sei all’Expo, ma che non da alcuna esperienza virtuale dell’evento.

Oppure il canale  Youtube, https://www.youtube.com/user/expomilanotv/videos , dove ci sono parecchi video, ovviamente nessuno dei padiglioni, stand, ecc.

Il Social Media Hub, http://socialmediahub.expo2015.org/ : probabilmente l’unica valida alternativa per fare una sorta di viaggio all’Expo attraverso le esperienze degli altri (lo consiglio).

Ovviamente ci sono tutti i social: Twitter, Facebook, Pinterest e Istagram, che però potete vedere in modo più ordinato sull’Hub.

C’è anche un magazinehttp://magazine.expo2015.org/it , dove  troviamo molto poco sull’esposizione vera e propria (campeggia invece ben evidente il pulsante “Acquista il Biglietto”)

Visto l’evento ed il suo costo spropositato, non si capisce perchè nessuno abbia pensato di organizzare un diario giornaliero di viaggio, un canale youtube della visita e delle esperienze che si possono fare, un canale live tv con inviati, interviste, assaggi, e chi più ne ha più ne metta. 

Da quello che ho potuto vedere sembra che l’unica possibilità sia, anche se non è ancora partita, l’iniziativa di McDonalds in collaborazione con Radio 105 di assumere per 6 mesi dei ragazzi come inviati all’Expo.

E’ comprensibilmente stata dura aprire quest’evento con tutti i problemi che si sono presentati; viene però da pensare che si tenga volutamente un certo livello di ermetismo sulla diffusione di immagini e di esperienze per paura che la gente faccia un “tour virtuale” e non acquisti il biglietto. Probabilmente accadrebbe l’opposto; un esperienza virtuale (tramite i vari canali) esaustiva convincerebbe i dubbiosi invece di scoraggiare quelli già decisi ad andarci.

Forse però è solo una fantasia da “complottista” e si tratta semplicemente di un’altra occasione sprecata tra le tante.

Ecco il link dell’articolo per chi volesse più dettagli: http://www.vanityfair.it/news/italia/15/05/07/expo-2015-milano-seguire-web-social

Nonostante tutto… buon Expo 2015 a tutti! Per chi ci va.

By Stefano Salvoni

Vuoi sentire una storiella? Un tizio ha fatto un sito….

Un tizio incontra un suo amico e gli dice: “Sai che ho fatto fare il sito web per la mia azienda?”. Il suo amico lo fissa per un attimo e gli chiede: “ Perchè?”.

Il tizio resta perplesso e con un tono un po’ seccato dice: “ Perchè il sito internet è importante per un’azienda!”.  Il suo amico gli fa un bel sorriso e dice: “Perchè?”.

“Come perchè?!” – sbotta il tizio, “ Perchè ti fa trovare nuovi clienti ed aumentare il lavoro!” prosegue con tono concitato. L’amico con il sorriso fisso sul suo volto gli dice: “Perchè?”. Il tizio non ce l’ha fa più e comincia a diventare paonazzo: “Perchè…Perchè…” e mentre riflette qualche minuto sul perchè il suo colore torna lentamente normale e la sua espressione da adirata diventa sconsolata e dice: “ Perchè quello che me l’ha venduto mi ha detto che è importante, ma perchè lo sia non lo so proprio.”

“Ci voleva tanto!” esclama il suo amico.

Se vi siete rivisti in uno dei due personaggi di questa storiella… Benvenuti! Siete uno di noi. A tutti è capitato almeno una volta di investire dei soldi senza sapere esattamente il perchè; anzi, il perchè lo si sapeva benissimo: “riceverne in cambio più soldi, tempo, tranquillità, eccetera”. Il modo in cui tale spesa avrebbe dovuto produrre il suo utile era la vera incognita.

Se vi state accingendo, per l’ennesima o per la prima volta, a spendere soldi per un sito web, una campagna Adwords, mail pubblicitarie, campagne sui social media o altro, fermatevi bene a riflettere sul perchè vi stiano proponendo una determinata soluzione piuttosto di un’altra. Se non avete la risposta o la cosa non vi è chiara, CHIEDETE CHIARIMENTI (in particolar modo se chi vi offre un servizio non vi ha interrogato per sapere esattamente da voi quale motivo vi spinge ad investire soldi e quindi non può conoscere il vostro vero obbiettivo).

Scopri perchè non sei soddisfatto del tuo sito

Hai il sito internet; hai pure l’ecommerce, la pagina facebook, il “mitico” link sul sito delle pagine gialle, sei iscritto sui portali di settore, eppure non sei soddisfatto dei risultati. Diciamo che ti aspettavi molto di più da internet. Bene, tieni presente che non è colpa del Web!

Molti “addetti” del web vendono alle imprese degli strumenti come se fossero delle soluzioni e, dall’altra parte, molti imprenditori decidono arbitrariamente che l’uno vale l’altro; si tratta di due termini molto differenti tra loro.

Lo strumento è un mezzo da utilizzare, la soluzione è il metodo con cui usare i mezzi a disposizione per risolvere un problema o arrivare ad un risultato.

Se il tuo scopo è vendere on-line i tuoi prodotti al maggior numero di clienti possibili ti servirà lo strumento dell’e-commerce; l’averlo non ti porterà automaticamente vendite (ci sono casi di persone che hanno un e-shop con centinaia di articoli e in un anno non hanno effettuato nemmeno una vendita). Questo è un bel problema! Come risolverlo? La soluzione c’è e non è meramente la somma di investimenti che fai su internet, ma la strategia con cui questi vengono effettuati.

Se il tuo scopo è attirare nuovi clienti interessati ai servizi che la tua prestigiosa azienda offre, l’avere un sito aziendale ultra tecnologico, iper-mega figo, con filmati ed immagini in hd, non sarà sufficiente per risolvere il tuo problema.

Il tuo problema, nei due esempi sopra descritti,   non è avere un sito o un e-commerce, ma vendere.

Si deve stare attenti a non confondere il risultato che vogliamo ottenere con lo strumento che pensiamo di dover avere.

Nel gergo tecnico di noi “addetti” del web, il trasformarsi di un investimento di tempo o di denaro, pur minimo che sia, nel risultato che stiamo cercando di ottenere viene chiamato conversione.

La prima cosa che devi fare con quello che hai messo sul web per conseguire il tuo obbiettivo è: monitorare le conversioni. Si tratta di poter verificare in qualsiasi momento i risultati che stiamo ottenendo dalla strategia posta in essere. Google Analytics è un sistema assai utile per riuscire a farlo.

Se sei seguito da una Web Agency, ti consiglio di chiedere il preventivo per un servizio di analisi che ti permetta di sapere periodicamente l’andamento del tuo sito, e-commerce o altro canale web utilizzato.

Riassumendo: SE NON SEI SODDISFATTO DEI RISULTATI OTTENUTI DAL TUOI IMPEGNO SU INTERNET, PROBABILMENTE DEVI CAMBIARE STRATEGIA E, IN PRIMIS, SAPERE COSA DI QUELLA ATTUALE FUNZIONA OPPURE NO.

Alla prossima e BUONA AVVENTURA A TUTTI.

by Stefano

Sito Web perchè? Ti spieghiamo il segreto.

Ti sei mai chiesto perché la tua attività non ha un sito e i tuoi concorrenti sì? Cosa spinge un imprenditore, che si tratti di un artigiano con ditta individuale o una grande azienda di produzione, ad investire tempo e soldi per avere un sito web o un e-commerce? Loro hanno intuito la potenzialità di internet: la possibilità di raggiungere milioni di potenziali clienti 24 ore su 24, avere una vetrina con i propri servizi o prodotti esposti senza costi per locali o  addetti commerciali. Insomma un canale che viaggia a sè.

Anche tu devi avere il tuo sito…perché se non ce l’hai vuol dire che sei rimasto fuori dal “parco giochi” e sei isolato da tutti quelli che sono già dentro; magari sei proprio lì, vicino all’ingresso, nel parcheggio, ma finchè non entri sei fuori!

Tanti hanno intuito queste potenzialità, solo pochi le hanno veramente capite.

Il segreto di tutti quelli che stanno ottenendo risultati dai soldi e dal tempo spesi sul web è: AVERE UN OBBIETTIVO BEN DEFINITO e METTERE IN ATTO LA GIUSTA STRATEGIA per raggiungerlo.

Detta così sembra una cosa piuttosto semplice; eppure la maggior parte delle aziende, piccole e grandi, che stanno investendo in internet, non riescono nemmeno a definire gli obbiettivi; la scarsa conoscenza di questo canale di vendita è spesso la causa principale.

Chi, invece, ha le idee ben chiare su quello che vuole dal proprio sito web, spesso si affida al proprio intuito e gusto dimenticando che ogni singolo euro o minuto speso sono rivolti a soddisfare le necessità degli utenti, non le proprie; questo caso può essere anche peggiore del precedente perchè ci si impegna basandosi su dati immaginati dall’imprenditore che possono non corrispondere alla realtà.

Il motivo del perchè il Sito Web è fondamentale è che questo strumento, con chiarezza di idee e rispettando regole precise, è una fonte inesauribile di possibilità.

Se non hai un sito, non aspettare oltre, investi qualche soldo e fattene uno.

Come al solito consiglio di affidarsi ad una Web Agency partner di Google o dai comprovati risultati ottenuti sul campo.

a presto e BUONA AVVENTURA a tutti.

Stefano

Google Power Up: Riassunto dell’evento

Per tutti quelli che non hanno potuto assistere all’evento in diretta streaming forniamo un riassunto dei principali temi trattati.

L’inizio è stato dedicato ad uno strumento particolarmente utile che Google mette a disposizione di chiunque si a interessato a conoscere i “volumi di ricerca” per una data query, con possibilità di selezionare il periodo temporale e la zona geografica da osservare: si tratta di Google Trends.

Con questo tool si possono effettuare delle veloci “analisi di mercato”, che permettono di valutare l’impatto di un’attività commerciale non solo sul web ma anche sul territorio.

Tra gli esempi fatti, due sono risultati particolarmente interessanti: nel primo si ipotizzava di voler aprire un negozio di scarpe; nel secondo di voler aprire un ristorante o una pizzeria.

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Nel primo caso risulta evidente l’interesse degli utenti per le scarpe da ballo, da tenere in considerazione se si vuole aprire un negozio, fisico o online, per la vendita di calzature. Nel secondo esempio invece è utile sapere che “pasta” è molto più ricercata sul web rispetto “pizza” tenendo presente che la prima è più cercata al nord e la seconda più al sud. Ovviamente le informazioni date da questo strumento non consentono di verificare le potenzialità di un negozio aperto in una data zona; sicuramente ci dimostrano che, per un’attività che voglia aprirsi sul web, ci sono dei dati messi a disposizione gratuitamente da Google che vanno comunque presi in considerazione.

Ad esempio se io fossi in dubbio tra l’aprire un ristorante o una pizzeria in provincia di Bergamo potrebbe essermi utile sapere quali tra “pizzeria” e  “ristorante” è la query di ricerca con maggiori volumi in Lombardia per gli ultimi 2 mesi: anche se non specifico per la zona in questione è sicuramente interessante sapere che in generale il termine “ristorante” è cercato il doppio delle volte rispetto a “pizzeria”.

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Il seminario prosegue illustrando le testimonianze disponibili sul sito www.eccellenzeindigitale.it elaborato da Google in collaborazione con Unioncamere; qui potrete trovare svariati video che illustrano l’esperienza positiva di piccoli e medi imprenditori che hanno investito nel Web e ne hanno ottenuto un ritorno, chi in termini di nuovi contatti, chi di aumento del fatturato, chi in risparmio nei costi di customer managment.

Successivamente, gli esperti di Google hanno fornito dei numeri relativi a ricerche di mercato svolte da importanti compagnie; riassumendo  breve: in Italia circa il 90% delle persone fino ai 54 anni accedono ad internet, per un totale di 40 milioni di utenti potenziali; gli utenti tra internet e televisione dedicano il 62% del loro tempo alla navigazione e il 38% ai programmi televisivi; le aziende con un e-commerce hanno mediamente aumentato il loro fatturato rispetto a quelle con il commercio “offline” (così definito perchè non si effettua tramite internet).

Denotano anche come, molte aziende, manchino di quegli strumenti necessari per raggiungere la clientela potenziale: sito internet ed e-commerce

I vantaggi della comunicazione online rispetto a quella classica che i relatori evidenziano sono: la flessibilità (poter attivare e disattivare le campagne a piacere),  la precisione (con internet è possibile effettuare un targeting molto preciso dei potenziali clienti che si vuole raggiungere), la misurabilità dei risultati (con sistemi quali Analytics è possibile arrivare a sapere quanto rende il nostro webmarketing), l’indistruttibilità (rispetto alla pubblicità cartacea), visuale ( testi, foto, video ecc.).

Noi vogliamo aggiungere un vantaggio, rispetto a quelli sopra elencati; un sito web o e-commerce, a differenza di qualsiasi altro canale pubblicitario tradizionale, non sono una spesa fine a se stessa ma sono un investimento che renderà nel tempo (mentre la normale pubblicità si esaurisce in breve tempo se non viene costantemente ripetuta).

I relatori proseguono illustrando le potenzialità del mondo mobile, tablet e smartphone, stimando che tra gli utenti tra gli 11 e i 74 anni d’età circa il  95% ha un cellulare e circa il 55% accedono ad internet con questo strumento (parliamo di  26 milioni di utenti). Molti siti web ed e-commerce però non sono ottimizzati per questi apparecchi e di conseguenza risultano poco utilizzabili o addirittura inutilizzabili.

Tra i vari strumenti che Google mette a disposizione per verificare la compatibilità dei siti con i sistemi mobile vi segnaliamo questo:  https://www.google.com/webmasters/tools/mobile-friendly/

Per analisi più approfondite vi consigliamo di rivolgervi ad Agenzie Partner Google.

L’ultima parte dell’intervento è dedicata allo strumento Export presente sul sito www.eccellenzeindigitale.it  con cui è possibile, inserendo una ricerca (singola parola o frase), visualizzare per l’estero il volume delle relative traduzioni nelle varie lingue straniere.

Google invita apertamente le piccole e medie aziende italiane ad esportare il proprio prodotto e fornisce le informazioni per verificare quali possono essere i paesi stranieri maggiormente interessati.

Riassumendo l’intervento in punti, gli esperti Google consigliano alle aziende italiane quanto segue:

  • di essere presenti su internet con un sito o e-commerce (a seconda del prodotto/servizio)
  • di utilizzare molti tool grauiti per capire dove sta è qual’è la clientela potenziale
  • di comunicare anche tramite dispositivi mobile (tablet e smartphone) perchè sono, sempre di più, i principali strumenti di navigazione
  • di esportare e farsi conoscere all’estero; questo aumenterà il tuo giro d’affari
  • di rivolgersi ad Agenzie partner di Google perchè hanno sostenuto esami che ne certificano la preparazione

Per tutto coloro che volessero vedere l’intero intervento in streaming ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=Eun4M5uagLM

In bocca al lupo a tutti e BUONA AVVENTURA!